LA TESTIMONIANZA. Cristian Piergentili racconta la sua vita al Murri, ai tempi del Covid-19
Ciao a tutti.
Mi chiamo Cristian Piergentili,
nella vita sono infermiere presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale Murri di Fermo e collaboratore sanitario della Fermana, dall’avvento del patron Maurizio Vecchiola. A chiamarmi e tesserarmi fu l’allora segretario Uberto Frenquellucci su suggerimento del fisioterapista Walter Costi e grazie ai consigli di Paolo Oriferi e Walter Matacotta, persone che non smetterò mai di ringraziare per questo. Entrare nella Fermana fu veramente emozionante perché passavo dalla tribuna agli spogliatoi: fu un onore e anche un onere perché ho subito capito che il solo entusiasmo non basta ma serve grande impegno e professionalità. La fiducia dei direttori Conti e Andreatini e dell'intero staff tecnico ancora oggi mi da coraggio e mi spinge ad andare avanti. Viviamo in questo momento una situazione realmente estrema. In ospedale la vita è veramente impegnativa e solo negli ultimi giorni si è assistito ad una lieve inversione di tendenza che non deve però portare a facili entusiasmi.
Dietro quella porta la situazione è complicata non solo per noi, ma soprattutto per i pazienti. Si guarisce è vero ma solo dopo settimane di isolamento e cure. Spesso i più anziani e i più deboli non ce la fanno. Pensate solo a quale senso di abbandono si può vivere in quei momenti: soli e senza parenti, avvicinati da sanitari vestiti come extraterrestri che sono gli unici che possono stare a contatto ma sempre con grande attenzione. Chi lavora in queste condizioni dimostra grande dedizione al loro lavoro: non solo una professionalità unica ma anche grandissimi valori morali e senso di appartenenza alla comunità.
Vedere questa gente senza un abbraccio o una parola di un familiare è difficile. Se i più fortunati con il telefono riescono a sentire la voce di casa o addirittura salutare un parente o un amico, per i meno di fortunati c’è solo un addio solitario, scandito dal beep fisso di un monitor. Un virus che fa morire da soli, per la sicurezza degli altri e per cercare di limitare che l’epidemia possa ulteriormente diffondersi.
Non so quando tutto questo finirà ma dobbiamo dare tutto noi stessi: stiamo giocando tutti per la stessa squadra, rispettando le consegne che ci sono state date e senza mai mollare fino alla fine. Bisogna rimanere a casa per limitare la diffusione seguendo tutti i consigli che ci vengono dati.
Cristian Piergentili